La Spagna, dai tempi del generalissimo Franco, ha fatto passi da gigante. Ma il futuro non è arrivato ovunque con la stessa intensità. Mentre a Madrid si inaugurano grattacieli su grattacieli e i treni ad alta velocità cominciano a sbuffare su e giù per la penisola iberica, nel paesello andaluso che mi ha accolto (San José, Almería) passato e modernità si intrecciano in un pittoresco intarsio di tradizioni tuttora ben radicate e nuove usanze che faticatno ad aprirsi il passo.
Da quando, una ventina d’anni fa, fu installata la prima linea telefonica presso il bar-ristorante El Emigrante, progressi ne sono stati fatti: nel frattempo sono arrivati l’internet, con tutta la sua banda larga; il servizio bagnini in estate; due edicole con riviste nazionali ed internazionali (compresa la Settimana Enigmistica) e le cartine OCB e Smoking; l’illuminazione pubblica anche notturna; autocorriere tutti i giorni da e verso il capoluogo; due banche e tre bancomats; ed un lungo eccetera di ammodernamenti che rendono la vita più comoda ed al passo con i tempi. Da qualche giorno addirittura dicono che sia arrivata l’acqua potabile dai rubinetti, ma comunicazioni dal comune non ne vengono, e l’autobotte continua a riempir taniche tutte le mattine, alle 11 nel posteggio municipale. Sembra Beirut, ma con più allegria.
E molto ancora resta da fare: le poste per esempio. La postina non riesce a starci dietro al lavoro, e molla la posta un po’ dove capita. Soprattutto se legge un cognome straniero, sia esso inglese, italiano o russo, abbandona la lettera nel primo posto che le sembra adeguato. La gente s’arrabbia perché non ha ancora capito che le cose funzionano cosí. Io, invece, non mi arrabbio. Un’altra cosa che ancora è lasciata un po’ allo sbando è l’approvigionamento di droghe illegali. D’estate, quando arrivano un sacco di turisti che giustamente hanno voglia di svagarsi, di solito c’è qualche italiano che si improvvisa spacciatore, ma così, in modo amatoriale, senza la professionalità che la situazione richiederebbe. Spesso mancano droghe anche importanti, o quando ci sono la qualità è quella che è. E ancora una volta la gente s’arrabbia. Io no: osservo e ridacchio. Per non parlare della situazione in inverno: lo spaccio al dettaglio rimane appannaggio dei ragazzini, con i risultati che possiamo immaginare. La gente s’arrabbia, protesta, ma sono proteste sterili, non costruttive; nessuno si organizza per mettere in piedi un servizio decente.
E la prostituzione? Qualche anno fa era giunto in paese un signore italiano, con una pancia enorme. Lui aveva i contatti giusti, aveva chi gli portava le ragazze, non so se dall’est o dal Sudamerica, insomma voleva mettere su un bel club (come qui chiamano i bordelli), aveva già trovato il posto. E invece niente, viene la Guardia Civil e gli dice che no, che non si può fare, che questo è un posto turistico. Come se i turisti non andassero a puttane, ma guarda un po’. Adesso questo signore non si sa dove sia finito, sicuramente avrà trovato un posto più accogliente per piantare i propri affari, e qui in paese ci sono solo un paio di marocchine che esercitano; a beneficio solo dei marocchini, credo, perché sono ben brutte e per poco che possano costare, beh…
Un’altra cosa in cui San José è carente è la distribuzione gratuita dei sacchetti per raccogliere le merde dei cani, che in Trentino c’è ormai da molti anni. La gente pesta le cacche, ma non protesta più di tanto perché non sa nemmeno che si tratta di una cosa da arretrati.