religione


infeltrito

infeltrito

Innanzitutto. Innanzitutto un doveroso “grazie“, di cuore, col cuore, con gli occhi gonfi di sonno, per tutto quello che Giovanni Lindo Ferretti ci ha regalato dato in tanti anni di onorata carriera artistica. E anche un doverosissimoprego“, giusto così, per gli svariati biglietti da mille (lire), e da dieci (euri), che hanno fatto cambio di residenza dalle nostre tasche a quelle di lui Giovanni Lindo.

Ma la questione è un’altra. Ha a che fare con la “conversione” di quest’uomo che, ormai da tre anni, fa una (non richiesta) professione di fede e di adesione alla chiesa cattolica, al suo Benedetto leader, e pure, politicamente, alla destra italica e berlusconica, anti-abortista e neo-concordataria, il tutto con il patrocinio dell’Alto Commissario ai Voltagabbana Giuliano Ferrara. Il tempo trascorso gli ha sicuramente permesso di riempire camion e camion e camion di insulti stercolari, risolini di compassione, scuoter di testoni, e anche qualche entusiastico interessato “finalmente“. Inutile caricare ancora, non ora, non qui.

Vogliamo qui invece dar conto di un dibattito altro, che da tale vicenda ha preso spunto e sugo: se sia da reputar dannoso il consumo di droga in sé, o non sia piuttosto nella rinuncia alla medesima la causa prima di tanta follia. Vi è chi propende per la prima ipotesi, teorizzando danni celebrali andatisi accumulando nel corso degli anni, ed ascrivibili all’assunzione di svariate e smodate sostanze tossiche; e chi invece va sottolineando la congiunzione temporale tra l’entrata nel “tunnel della non-droga” e l’esplicitarsi della sua nuova teosofia, fino a dedurne una correlazione di causa-effetto. Mauro, Chiara, Giulio e il suo amico immaginario fieri alfieri della prima, e Mirka, Sandro, Ginevra e la sua amica pelosa gagliardi stendardi della seconda. Non c’è modo di venirne a capo.

Per questo, e solo per questo, ma anche per testare una nuova inutility di questo blog, lanciamo il sondaggio sottostante.

Una volta raccolto un campione di mille voti, stamperemo il risultato su una lunga striscia di carta, che poi arrotoleremo attorno ad un cilindro di cartone marroncino ed introdurremo di nascosto all’interno di una mega confezione di papel higiénico (marca Eco Planet) nel supermercato Carrefour di Almería. Per questo, e solo per questo, ma anche per altri futili motivi, vi invitiamo a votare massicciamente.

A Giovanni Lindo, forza e coraggio: l’è dura, ma passerà.

Gengis Khan

Gengis Khan: dio era circa così

Io sono convintamente ateo da quando avevo circa 6 anni. Prima, non è che potessi definirmi credente, perché non ci pensavo molto alla questione; direi agnostico, se non fosse un po’ esagerato per un trappolo dell’asilo. Ma magari un po’ ci credevo, d’altronde credevo anche in Babbo Natale e santa Lucia, e in santa Apollonia, che nel mio paese aveva sub-appaltato dal topolino l’incarico di raccogliere dentini distribuendo monetine. Avevo un libro di racconti illustrato, e c’era la storia della lamapada di Aladino, e c’era la figura del genio che esce dalla lampada: una specie di Gengis Khan, pettinato come un eunuco, con un gran vestaglione rosa. Ecco, per me quella era l’immagine di dio. Aprivo il mio libro, indicavo il figuro e dicevo: “Questo è dio!”. Per me, per i pochi anni in cui ho avuto un’immagine di dio, dio non aveva la lunga barba bianca, ma un enorme vestaglione rosa.

Io, che da piccolo fossi un bimbo sveglio, lo so preché me lo diceva sempre la mia mamma. Ma la mia mamma doveva esserne convinta solo fino ad un certo punto, perché nascondeva i regali di natale, e quelli di santa Lucia, sempre nello stesso posto, l’armadio grande della sua stanza, posto che un bambino sveglio di sei anni si suppone che abbia perlustrato più e più volte. Per cui, anche per via di mia sorella più piccola che aveva tutto il diritto di credere ancora un po’ nella magia del natale, per qualche anno ancora ho finto di credere e meravigliarmi di tutto l’ambaradam che i miei montavano. A dire la verità mi sembra che alla fine gliel’ho detta io, a mia sorella, la verità del mondo. Molto più difficile risultò poi convincere i genitori, ma ce la feci, credo poco prima di prendere la patente.

Il mondo è tondoEd insomma, per me che ero e mi sentivo un tipo sveglio, l’ho già detto, fu come fare due più due: non esiste Babbo Natale? Bene, meglio, il mondo appare più logico. Ma allora nemmeno santa Apollonia, e nemmeno il coniglietto pasquale che nascondeva le uova di cioccolata in giardino, avevano più diritto di cittadinanza nella mia piccola Weltanschauung. E nemmeno quell’altro tipo invisibile che dovevamo pregare all’asilo, dalle suore, che diceva di essere morto e risorto. Via, eliminato. Applicazione precoce del mio personale rasoio di Occam. In nome del quale avrei messo nel sacco delle fandonie pure la storia che il mondo è rotondo, in quanto in contrasto con la mia esperienza del medesimo. Ma la presenza costante di un mappamondo di quelli che si illuminano nella mia cameretta alla fine mi convinse che sì, il mondo è rotondo, gli Stati Uniti sono gialli, l’Australia verde, e l’Africa ha la forma di un faccione negro con uno strano cappello floscio da fuochista. E dio indossa un grande vestaglione rosa.

[riflessioni che hanno preso spunto da questo post]